lunedì 15 settembre 2014

Isernia. Elezioni ex provinciali, scelti i candidati sacrificali dei due schieramenti

Provinciali, o meglio, elezioni territoriali, o ancora, elezioni di contado. Come bisogna chiamare la prossima competizione elettorale del 12 ottobre che andrà ad eleggere il nuovo presidente (di che?) e la nuova giunta (di cosa?).

Intanto, a prescindere dalla identità che assumerà l’ex provincia di Isernia, la competizione per accaparrarsi legittimità amministrativa tra centro destra e centro sinistra è in atto, e i giochi sono fatti. Il centro sinistra schiera il sindaco di Isernia, Luigi Brasiello, e il centro destra il vice sindaco di Venafro, Alfredo Ricci. Non sono scelte di merito. Queste ultime, in questo momento, quali potrebbero essere?

Per amministrare Isernia, il sindaco è in trincea con la sua squadra, tentando di arginare buchi di bilancio e schiere di cittadini senza casa, denaro e lavoro, che chiedono risposte. Pochi meriti, quindi, dettati dalla sopravvivenza con l’aumento delle tasse minime al massimo. D’altro canto, il vice sindaco di Venafro non è da meno, ma sicuramente risulta meno esposto del suo antagonista. Chiediamoci politicamente le scelte da cosa possano essere state determinate in ambo gli schieramenti: solo ed esclusivamente dall’aritmetica del voto ponderato che andrà in scena con queste elezioni anomale il 12 ottobre.

IL VOTO PONDERATO è La negazione della voce dei cittadini, la disfatta della rappresentatività dei piccoli comuni periferici. Questo nuovo sistema ha creato la disparità, per cui chi ha maggiori chance di rivestire un ruolo da premier, è sicuramente un amministratore che rappresenta le città più ricche di abitanti.
Ed ecco che la scelta ha preso forma e si è concretizzata. Parlando con gli addetti ai lavori, si ha la percezione che ancora in molti non abbiano capito che non c’è più trippa per gatti per manovrare e amministrare, ed eventualmente passare alla storia per avere dato, come si dovrebbe, qualcosa di buono al territorio. Vi è comunque un accanimento politico da vecchio sistema, forse normale per chi dovrà governare, senza che nessuno si chieda se ne vale la pena. Brasiello, se andrà a rivestire il ruolo di presidente di contado, dovrà affrontare tante di quelle rogne pregresse che potrebbe divenire - dopo i tagli necessari alla sopravvivenza dell’ente “fu provinciale” e le teste tagliate ai dipendenti che andranno a casa senza lavoro- l’agnello sacrificale della politica di centro-sinistra.

Un parafulmine su cui confluirebbero sia le negatività della città che quelle dell’intero territorio. Il problema è che mentre l’invenzione di Benjamin Franklin scarica a terra la tensione, in questo caso, il buon Brasiello se la vedrebbe scaricata addosso. Vi è anche la possibilità che a lungo termine possa essere eletto martire da un futuro Papa, dopo il linciaggio che spetta a chi dovrà fare i conti della serva e chiudere tutto il possibile pur di garantire quei servizi minimi e indispensabili al territorio. Stesso discorso, comunque, vale anche per l’altro candidato antagonista di Brasiello. Forse il pensiero, quello giusto e veritiero, è che i due candidati, pur sapendo di dover affrontare, per amministrare, uno scontato oblio, una volta eletti, godranno del beneficio del momento storico nefasto, del fato prodotto dal governo, con cui l'uno o l’altro vincitore potrà redimersi, giustificandosi: ci ho provato, ma ho fallito!

Questo probabile futuro fallimento, come inciderà sulla politica e sulla rappresentatività dei singoli individui in politica? Se queste sono le premesse, la prossima candidatura del presidente vincitore potrebbe essere accolta solo dall’associazione bocciofila di Roccacannuccia.

                                                                                                                                         Pietro Tonti

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