mercoledì 16 aprile 2014

Carpinone-Sulmona, un vagone carico di smentite

Riceviamo e pubblichiamo. Dopo i proclami dei giorni scorsi la Carpinone-Sulmona torna a viaggiare a due velocità. La cronaca della settimana racconta di un annuncio entusiasta in cui la “Transiberaiana d’Italia” avrebbe ripreso il servizio entro maggio.






L’associazione “Transita” si è fatta portavoce di questa incredibile notizia che ovviamente aveva reso felici tutti coloro che hanno a cuore una tratta importante per la storia appenninica. Il servizio, seppur declassato a categoria turistica, avrebbe evitato l’imminente dismissione della rete permettendo di restituire alla tratta ferroviaria una parziale dignità ed un compito importante, quello di potenziale ambasciatore delle “terre alte” di Abruzzo e Molise. Certo, l’obiettivo primario rimane il ripristino del servizio ferroviario quotidiano, ma l’annunciato treno turistico poteva asservire la causa ampliando il bacino d’interesse nei Comuni attraversati che ad oggi hanno sostenuto le campagne di salvaguardia in maniera tiepida, poco convinta.

Una vittoria a metà che comunque regalava qualche sorriso di soddisfazione a chi si è speso dopo l’annuncio della dismissione nel 2011 subito cancellato da una nota ufficiale di Rfi, nota in cui si smentiscono le voci diffuse e si precisa che il servizio turistico verrà affidato in maniera esclusiva alla Fondazione FS che “valuterà” la possibilità di adibire i convogli sopracitati.

Una doccia gelata, aggravata dal fatto che i prossimi viaggi ipotizzati a metà maggio non transiteranno in Molise ma si fermeranno a Castel di Sangro. Il risultato di questa diatriba è più grave di qualsiasi previsione, danneggia gravemente un ambito e dimezza la valenza storica di una linea che si è sempre chiamata Sulmona-Carpinone, non Sulmona-Castel di Sangro.

E’ quantomeno bizzarro che Rfi, ente che definì la Carpinone-Sulmona “vetusta ed anti-economica”, decida di rimettere le mani sul servizio per affidarlo ad una sua fondazione, tutto ciò in un periodo caldissimo come quello delle prossime elezioni amministrative che vedrà alle urne la popolazione abruzzese per la scelta del nuovo presidente regionale. A completare il quadro, il treno Sulmona-Castel di Sangro, in territorio abruzzese appunto, nel fine settimana antecedente alle elezioni. Sono convinto come tutti voi che si tratti di pura casualità.

Nel frattempo, in questi mesi, si sono succeduti i comunicati stampa riferiti ad alcuni tavoli tecnici dove i rappresentanti regionali molisani denotavano piena soddisfazione per il risultato degli incontri, mi chiedo a questo punto cosa sarebbe successo se le riunioni avessero preso una brutta piega per il Molise.

Alla luce dei fatti sarebbe opportuno che gli organi realmente competenti, e non auto referenziati, chiariscano tutti i punti pesantemente oscuri di questa vicenda. Proprio in questi giorni si avvia un piano di rilancio delle peculiarità molisane attraverso la valorizzazione della storia e del paesaggio locale, proprio la storia ed il paesaggio sono caratteristiche fondamentali dalla Carpinone-Sulmona.

E’ quasi surreale parlare di valorizzazione senza pensare che i binari possono rappresentare il “filo rosso” in grado di collegare la storia dei Sanniti, al quale l’Alto Molise è così legato, fino alla storia più recente, quella dell’ingegneria ferroviaria che, nonostante le guerre e le calamità naturali, svolgerebbe il suo compito in maniera impeccabile. Se solo qualcuno lo volesse davvero.

Duemila persone hanno dimostrato il loro attaccamento alla ferrovia dell’Appennino firmando la petizione online, una dimostrazione d’affetto grandiosa se rapportata al numero di abitanti dei Comuni attraversati. Nessuno ha intenzione di abbandonare questa campagna di salvaguardia costantemente affiancata da un grande impegno comunicativo senza alcun fine di lucro, sarebbe ora che tutti gli interessati facessero tesoro dell’antico adagio sull’unione che fa la forza. Almeno oggi, visto che ieri non sembrava così vantaggioso farlo. In conclusione al Molise rimane l’amaro in bocca ed un binario morente, se non già morto.


Gianluca Di Lonardo

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